La prima guerra mondiale rappresentò anche per il Tesino la fine di un’epoca. Con la chiusura delle frontiere e l’obbligo di leva militare che richiamò la maggior parte degli uomini a servire nell’Imperial Regio Esercito (il Tesino, come tutto il Trentino, era infatti incluso nei territori dell’Impero asburgico), i normali traffici commerciali furono in gran parte interrotti e, a maggior ragione, quello girovago subì un colpo durissimo. Ma anche molti negozianti si ritirarono dai loro affari, portando con sé e custodendo come il bene più prezioso le stampe dei loro magazzini. Tuttavia, alla fine della guerra le possibilità di ripresa furono spesso estremamente ridotte.

Il nuovo assetto politico dell’Europa costituiva un ulteriore ostacolo per il commercio girovago. Le frontiere si erano infatti moltiplicate e, diversamente da quanto era avvenuto per secoli, ora costituivano un limite spesso invalicabile alla libertà di spostamento. Nelle aree dell’est europeo, che avevano accolto molte storie di successo tesino, la rivoluzione bolscevica sconvolse gli equilibri sociali ed economici in maniera irreversibile. Anche l’evoluzione della fotografia ebbe un ruolo nel rendere un po’ fuori moda le stampe e per quanto molto spesso gli stessi Tesini fossero stati tra i primi a indagare le potenzialità di questa nuova tecnica, la riconversione dei loro traffici era tutt’altro che scontata. Di fatto, il commercio europeo di cui i Tesini erano stati interpreti, andò in crisi e la lunga storia dei commercianti di stampe conobbe la sua fine.

Sopravvisse, e durò fino a tempi recenti, la vicenda del commercio tesino, ma sotto forme diverse e meno appariscenti. Abbiamo visto gli ambulanti dapprima vendere le pietre focaie e poi le stampe: ora nelle loro casséle compaiono mercerie e chincaglieria di ogni tipo, lenti e altri articoli di ottica. Si assistette anche a una certa diversificazione tra i tre paesi della vallata… A Pieve Tesino molti partirono per la Francia meridionale, battendo quei territori con mercerie di vario tipo. Altri invece si dedicarono ai mercati del vicino Sudtirolo. A Cinte Tesino ci si specializzò nell’affilatura di forbici e coltelli, l’arte  esercitata dai cosiddetti mòleta, ma anche nella vendita di stoffe e biancheria specie entro i confini del nord-est italiano. A Castello Tesino si sviluppò invece il commercio di semi, pelletterie e oggetti di devozione e si avviò un rapporto privilegiato con alcune aree della Lombardia (Saronno, Legnano, Luino). Ma in pochi decenni l’evoluzione dei sistemi economici e dei collegamenti diede vita al moderno commercio al dettaglio e a forme di distribuzione sempre più efficienti ed evolute, che marginalizzarono sempre più queste resistenze di sapore premoderno.

Solo chi si era specializzato in prodotti di nicchia come occhiali, barometri, cannocchiali e termometri  riuscì con un certo successo a raggiungere le porte degli anni Duemila. Avanzo, Fietta, Gecele, Tessaro: molti nomi tesini campeggiano tutt’ora su moderni negozi d’ottica in città come Trento, Trieste, Bruxelles, Fiume e Spalato.