Emilia Fietta

l’ultima dei Badalai

 

C’è una tomba nel cimitero di Pieve Tesino, una tomba antica, sul cui marmo i caratteri scolpiti si leggono a fatica. È quella della famiglia dei Fietta Badalai. Tre sono i nomi riportati: quelli di Giuseppe, di Maria sua moglie e dell’unica figlia Emilia, “benemerita pievese”, morta nel 1867. (…) 
Nessuno oggi probabilmente saprebbe dire chi fu Emilia e perché fu considerata benemerita pievese, pochi saprebbero dire chi furono gli altri Badalai, se non chi avesse letto il loro nome ai piedi di qualche immagine stampata. Eppure la famiglia dei Badalai fu numerosa e operosa. Ma per trovare le loro tracce bisogna uscire da questo cimitero e cercare altrove, in un’altra terra, la Francia, e in un altro mondo, quello del commercio e dell’arte. 

Chi furono dunque i Badalai?

E. Fietta, D. Lerch, Emilia Fietta, l’ultima dei Badalai, 2019

 

La mostra ripercorre la storia di una famiglia, quella dei Fietta Badalai, che si snoda tra Tesino ed Europa, secondo un modello imprenditoriale conosciuto e ormai diffuso nell’Ottocento, quello dei commercianti di immagini che percorsero le vie del continente in cerca di fortuna.

Un ramo della discendenza si stabilì in Francia, aprendo attività prima a Metz e poi a Strasburgo, sotto la ragione sociale Fietta Frerès e poi Eduard Fietta: ad esso è dedicata la prima sezione della mostra, nella quale si trovano esposte diverse incisioni e litografie.

Le successive due sezioni narrano la vicenda dell’altro ramo della famiglia, che dopo un periodo vissuto a Metz fece ritorno in patria, ritrovando una società tesina in rapida trasformazione e un’economia non più fondata sul commercio di oggetti e di stampe, bensì sull’attività creditizia. Tra i materiali esposti che attestano questa evoluzione spicca l’inventario dei beni dell’ultima discendente della famiglia, Emilia, della quale non sono rimaste fotografie né molte altre notizie, ma il cui ricordo resta a testimonianza di una storia al femminile senza tempo che attende ancora di essere raccontata. 

La mostra è organizzata dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi ed è curata da Elda Fietta, componente della Commissione scientifica del Museo.